Saper ascoltare gli altri significa ricostruire il preciso significato che l’interlocutore sottintende con i suoi segnali comunicativi.
Questo processo è costantemente minacciato dal fenomeno dell’interpretazione che il nostro cervello compie durante la comunicazione. Un fenomeno che porta le persone ad ascoltare solo ciò che desiderano o fa loro più comodo.
L’ascolto filtrato dal processo dell’interpretazione porta pertanto a:
- ricostruire significati personali, non coincidenti a quelli originali dell’interlocutore;
- generare potenziali incomprensioni;
- ridurre l’efficacia della comunicazione.
Per evitare che l’ascolto sia parziale e soggettivo e renda difficile la comunicazione, possiamo ricorrere ad alcune regole. Vediamo quali.
Indice degli argomenti
- Ascolto attivo: prima di tutto la definizione;
- 1° regola: Interagire
- 2° regola: dare feedback
- 3° regola: non solo ascoltare ma anche vedere il punto di vista altrui
- 4° regola: riformulare
- I punti essenziali di un ascolto attivo per una comunicazione efficace
Ascolto attivo: prima di tutto la definizione
Si definisce ascolto attivo la modalità attraverso la quale si ‘costruisce’ la comprensione del punto di vista dell’interlocutore, senza farsi influenzare da opinioni personali e senza dare nulla per scontato.
La parola ‘attivo’ indica che l’ascolto è partecipativo e non silenzioso.
Stare in silenzio, infatti, equivale ad accettare passivamente tutto ciò che ascoltiamo. Ma soprattutto porta a interpretare le frasi sulla base di ciò che significano per noi e non su ciò che l’interlocutore intende.
Le tecniche di ascolto attivo efficace
Regola n. 1 – Interagire
Interagire significa ascoltare attraverso domande, richieste di spiegazione e richieste di chiarimento; ma anche invitare e incoraggiare l’altro a parlare e fare riepiloghi.
Fare domande aiuta a ottenere più informazioni utili alla comprensione dei significati altrui.
Gli inviti e gli incoraggiamenti, ad esempio con frasi quali “dimmi” o “spiegati meglio”, aiutano l’altro (soprattutto se timido o reticente) a esprimersi in relazione ai propri contenuti.
Riepilogare è utile per avere la certezza o meno della comprensione del punto di vista dell’altro.
Se il riepilogo è sbagliato, l’interlocutore potrà correggerci e quindi ridurre la possibilità di interpretare il messaggio in base al nostro punto di vista.
Regola n. 2 – Dare feedback
Dare feedback durante l’ascolto significa dare informazioni “di ritorno”, ossia segnali che comunicano all’interlocutore che siamo attenti, disponibili o interessati a ciò che dice.
Il feedback può essere:
a) verbale: attraverso domande di chiarimento, richieste di specificazioni, dubbi o commenti;
b) non verbale: ad esempio, annuendo per comunicare che stiamo ascoltando, aggrottando le sopracciglia per esprimere dubbi.
Il feedback è utile a chi parla ma anche a chi ascolta.
Per chi sta parlando il feedback consente di comprendere se chi ascolta lo sta seguendo. Oltre a permettere di migliorare e approfondire la comunicazione.
Per chi ascolta, è invece utile perché permette di:
- chiedere specificazioni;
- esprimersi sui contenuti;
- verificare se si è compreso quanto ascoltato.
Il Feedback ha anche un ulteriore “valore” perché è una una buona tecnica per far sentire l’altro ascoltato.
Regola n. 3 – Non solo ascoltare, ma anche vedere il punto di vista altrui
Ovvero non ascoltare solo le parole, ma vedere anche il punto di vista dell’altro.
In altri termini: dobbiamo decentrarci, ovvero metterci dal punto di vista dell’interlocutore per capire il suo modo di vedere e pensare.
Questo significa abbandonare i propri punti di vista e passare da un modo di pensare al verbo ‘essere’ a un modo di pensare al verbo ‘potere’: “per me le cose sono così, ma per il mio interlocutore potrebbero essere differenti”.
E’ importante non dare nulla per scontato e interpretare il messaggio nel suo contesto globale e, soprattutto, in relazione alle intenzioni dell’utente.
Regola n. 4 – Riformulare
La riformulazione si ha quando chi ascolta “riflette” il contenuto del messaggio, restituendolo all’altro con parole diverse.
Ciò permette non solo di verificare se il messaggio, compreso e riformulato, è corretto ma anche di far sentire l’altro accolto e ascoltato.
La riformulazione è pertanto un’efficace tecnica di apertura della comunicazione.
I punti essenziali dell’ascolto attivo per una comunicazione efficace
Riassumendo, i punti essenziali per un ascolto attivo sono:
- Rispettare i tempi dell’interlocutore. Un buon ascoltatore ha pazienza e rispetta i tempi dell’altro (soprattutto se prolungati).
- Osservare il linguaggio non verbale. I gesti, la postura, gli atteggiamenti, le espressioni del volto aiutano a dare significato a ciò che l’altro vuol dire con le parole.
- Evitare gli errori dell’ascolto. Non prestare attenzione, interrompere, giudicare, anticipare l’interlocutore o sostituirsi a lui.
- Riformulare il messaggi. Ossia dimostrare all’interlocutore di aver ascoltato e aver capito quello che ha detto.
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Autore dell'articolo

Dal 2004 lavoro come formatore e orientatore, ho conseguito un master in formazione esperienziale ed una specializzazione in orientamento alla persona.
In aula promuovo esperienze formative e apprendimenti attivi, che permettano alla persona di diventare protagonista del proprio cambiamento.