Spesso, nell’immaginario collettivo, la parola contabilità aziendale viene associata ad un sistema distaccato dalla realtà quotidiana di un’azienda. Un insieme di numeri e tabelle a sé stanti, vincolato agli schemi mentali del “ragioniere vecchio stampo” o della “segretaria precisa” o, ancor più potente, il famoso “tesoriere”.
La vera funzione della contabilità in azienda
La scuola pubblica, senza sembrare blasfemi o accusatori, in questo ha le sue responsabilità. Aver puntato per decenni su tematiche monolitiche e separate tra loro come la Partita Doppia, gli schemi e l’analisi di bilancio, il budget, ha creato questo schematismo culturale. Che nella pratica, ossia quando un giovane (o meno giovane) entra in azienda, è in realtà solo una piccola parte delle competenze da usare.
In realtà, come spesso dico ai miei studenti, la contabilità non è altro che un atto iniziale e finale che descrive e traduce in numeri dei flussi di informazioni, contratti, obblighi e rapporti umani che si snodano ogni giorno e che stanno a monte dei risultati numerici.
L’azienda è fatta di rapporti con clienti e fornitori, banche ed enti pubblici (Stato, Regioni, Province, Comuni, Asl, Inps, Inail, ecc.). Ma anche di norme da osservare scrupolosamente, di preventivi da richiedere e fornire, di conti da tenere in ordine. Ed è qui è la chiave.
I conti sono la conseguenza delle azioni che il “capitale umano”, che è il cuore dell’azienda, mette in atto.
Ecco che, in quest’ottica, il famoso e già citato “ragioniere vecchio stampo” ha una marcia in più rispetto alle ultime generazioni perché abituato alla realtà concreta e non ad un puro astrattismo scolastico. E proprio per sopperire e integrare le conoscenze (o, perché no, fornire più strumenti ai neofiti del settore) che la formazione mirata acquista un ruolo fondamentale perché è concreta e senza fronzoli.
Prima nota: l’inizio del percorso della contabilità aziendale
La contabilità, storicamente, si divide in due grandi famiglie, quella elementare e quella complessa. Il livello di separazione non sta nella difficoltà a svolgere e tenere in ordine le registrazioni, ma negli obiettivi che ciascuna azione ha nell’economicità delle gestioni e nei processi interni dell’azienda.
La contabilità elementare, quella che per intenderci è specifica per un singolo settore dell’attività burocratico-organizzativa:
- la gestione del personale con annessi e connessi
- la gestione delle scorte di magazzino, la cassa e le banche
- l’ufficio acquisti
- l’ufficio vendite e relativi documenti fiscali da seguire, la normativa Iva
- le immobilizzazioni,
- i partitari clienti e fornitori e la Prima nota
serve a preparare il terreno per la contabilità complessa, che trova la sua apoteosi nel bilancio di esercizio come sintesi e sistema integrato di tutte le operazioni elementari, che di elementare in realtà hanno solo il nome.
E la Prima Nota, in tale ottica, funge da strumento di prima rilevazione, come livello di verifica delle eventuali anomalie con i documenti ufficiali, ultimo grado di rendicontazione prima di aprire la grande macchina legale e burocratica della contabilità complessa.
Non un semplice diario di bordo, quindi, ma vita reale dei fatti aziendali, in special modo quelli esterni. Uno strumento importante pure se apparentemente semplice e non obbligatorio per le normative fiscali. Non obbligatorio, ma praticamente indispensabile.
Autore dell'articolo

Laurea in Scienze Politiche ad indirizzo Politico-Economico, con tesi di laurea in Sociologia Economica sull’internazionalizzazione del distretto cartario di Lucca, Nicola è anche in possesso del diploma di ragioniere, nonché delle qualifiche di “Gestione di imprese cooperative” e “Gestione delle risorse umane”. È docente nelle materie di economia aziendale e contabilità. Giornalista pubblicista dal 2008.